padula [probabilmente dal latino medievale paludem] è il cuore dell’area occidentale del vallo di diano, 699 metri sul mare, in un contesto naturale incorniciato da una vegetazione rigogliosa, cielo terso, dal profilo nitido dei monti.
il centro storico mantiene intatta la conformazione di borgo medioevale, con portali in pietra di padula [la stessa materia luminosa e solida utilizzata anche nella costruzione della certosa], archi e stradine gradinate. al primo nucleo urbano [fine IX/primi decenni X secolo] risale la chiesa madre di san michele arcangelo, che domina il centro dal luogo più elevato del paese. all’interno – a croce latina e tre navate – la statua del santo patrono, in un tempietto nella zona absidale, anima la festa di tutti i santi l’ultima domenica di maggio. nella chiesa, 147 pergamene raccontano cinque secoli di storia, dal 1371 al 1829, dal nucleo originario sulle pendici orientali della collina allo sviluppo del tessuto urbano, a partire dal seicento, sul versante settentrionale, con l’attuale piazza umberto i a fare da cerniera tra le due aree.
le chiese di padula sono ricche di storia e arte. la cripta della chiesa quattrocentesca “fuori le mura” della santissima annunziata [sede fino al settecento di un ospedale e un ricovero per trovatelli] ospita il sacrario dei trecento, in memoria dei patrioti risorgimentali che partecipano alla spedizione sfortunata di carlo pisacane, giustiziati il 1 luglio 1857: il grande arco nel piazzale antistante, un tempo accesso al cortile dell’ospedale, nel 1911 è stato dichiarato monumento nazionale ai caduti.
la chiesa di san clemente, costruita tra il XIII e il XIV secolo a ridosso del castello, ha un altare prezioso in pietra e marmi policromi. dalla porta della chianchia vecchia, o porta di sant’antonio, si raggiunge il convento di sant’agostino, commissionato intorno al XIV secolo dai sanseverino, oggi sede del municipio, con un chiostro a ventiquattro colonne e pavimentazione in pietra di padula.
nella chiesa di sant’agostino è allestita una delle due sezioni del museo del presepe, con la grande scenografia della corte esterna della certosa e la facciata monumentale: un presepe ambientato tra i monaci. l’altra sezione è nella chiesa di san nicola de’ domnis [la più antica testimonianza architettonica nel sud italia del culto cristiano greco-orientale, VI-VIII secolo] con la caratteristica trichora, tre grandi absidi semicilindriche e cupola semisferica, e i frammenti di affreschi tardo bizantini alle pareti.
ancora nel centro storico, due raccolte private originali: il museo del cognome, negli ambienti di una casa settecentesca, dedicato allo studio della genealogia; il museo didattico della pietra di padula, intitolato alla tradizione millenaria dei maestri scalpellini, artigiani e scultori abilissimi, un viaggio nei manufatti, negli strumenti, nei monumenti generati da una passione per il marmo bianco locale più viva che mai.
più a valle del territorio cittadino, il convento di san francesco, voluto nel 1380 da giovan tommaso sanseverino, omonimo del fondatore della certosa, nell’abside della chiesa mette in mostra lo stemma della famiglia, uno scudo azzurro sbarrato di rosso. le metamorfosi dei secoli successivi non alterano la struttura slanciata dell’edificio, tipica dell’architettura gotica, l’interno è decorato da stucchi dorati sontuosi e affreschi settecenteschi, mentre l’atrio inconsueto che precede l’ingresso sarà ricavato nel seicento dall’interno della facciata. il convento dei frati minori francescani era famoso per la biblioteca, la cantina e il chiostro, dove, su un grande portale in pietra locale, si legge ancora l’iscrizione “conosci te stesso”.
i dintorni a nord-est del centro urbano offrono passeggiate gradevoli e salutari tra boschi di pini e di faggi.