Il santuario di Hera, alla foce del Sele, dove sbarcarono i coloni greci, la meraviglia dei templi di Paestum, il complesso archeologico più intatto di tutta la civiltà greco-mediterranea, “il tempio più perfetto e integro [di Nettuno] di tutta l’architettura greca” [A. Maiuri] e ancora, nel Museo Nazionale, le tracce dense di sibariti, enotri, campani, lucani, romani, il monumento all’eternità della tomba del tuffatore, le testimonianze delle civiltà italiche, necropoli neolitiche e tombe lucane. Viva dell’eternità che il tempo non può cancellare, l’antica Poseidonia merita più di un pellegrinaggio frettoloso. A meno di due ore di auto dal golfo di Napoli, poco più di un’ora da Potenza, tre ore circa da Bari, al centro del caleidoscopio di storia e natura della provincia di Salerno [Pontecagnano, Agropoli, Eboli, Alento, borghi medioevali intatti in collina, Padula, Castelcivita, Pertosa, Morigerati]. Capitale ‘per acclamazione’ del Parco del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni, Paestum è l’emblema del sistema di valori ambientali, storici, culturali – in larga misura ancora ignoto ai ‘turisti globali’ e, troppo spesso, a comunità residenti ignare della propria identità sedimentata – che può restituire le fondamenta di nuovi orizzonti di economia quotidiana sostenibile, di ‘qualità della vita’, quanto più sarà capace di fare leva sull’unitarietà di cultura materiale, agricoltura [ulivo, vite, carciofi, bufale], alimentazione sana e civiltà che siamo chiamati a tutelare e rinnovare.